Per un anno intero, frequentando un corso, ho avuto sempre la stessa compagna di banco: una rompicoglioni pazza allucinante.
Non avevo mai conosciuto una così in vita mia: era capace di incazzarsi e di accusarti di stronzate. Attacca brighe, paranoica ossessiva.
Era stata esclusa dalle ‘pizzate’ di ritrovo, ma durante la lezione io mi ci trovavo bene. Era più brava di me e mi aiutava.
Da poco ho ricominciato il corso. Ho tutti compagni nuovi, ma ho scoperto che lei è morta.
La morte fa emergere e amplifica ricordi. E tutto quello che la sua mi genera dentro, non riesco ancora a spiegarmelo.
Penso a lei ogni volta che guardo gli appunti a matita a bordo delle pagine dei libri, perché li ho scritti grazie e con lei. Penso a lei studiando per l’esame che lei era già riuscita a passare o penso a lei ogni volta che incontro un vocabolo su cui abbiamo discusso.
Poi ce n’è uno di cui mi ricordo esattamente il momento in cui l’ha detto e non so perché, ma mi è rimasto impresso più di tutti.
È ‘lìshĭ’ che vuol dire Storia. E la nostra, la voglio ricordare così.